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I'm Michelle. Thanks for visiting The Istrian Diary. I hope you enjoy my father's story.

6 December 1942 - Giorno di San Nicolò / Saint Nicholas Day

6 December 1942 - Giorno di San Nicolò / Saint Nicholas Day

Rovigno in the snow. by Zdravko Rajko

Rovigno in the snow. by Zdravko Rajko

Rovigno, 6 dicembre 1942

Ieri dopopranzo è venuto a visitarci la nostra cara nonnina.  Mentre la mamma s’intratteneva con essa in cucina, scorgemmo la stanza da pranzo illuminata. Ci precipitammo nella stanza e scorgemmo due piatti pieni di dolciumi e di aranci e due bei panni dorati. Era il San Nicolò della nonna, ma voi attendevano l’altro San Nicolò, quello che viene di notte per la cappa del camino. Grande era la nostra attesa.  

Prima di coricarci dettai una letterina per San Nicolò al mio fratello. Poi l’adornai di fregi e svolazzi e la collocammo in una delle nostre scarpe che per l’occasione avevamo lucidate da soli, non fidandosi dell’opera della ragazza.  

Ci coricammo decisi di tener gli occhi aperti e le orecchie tese per sentire l’arrivo di San Nicolò. Ogni tanto ci chiamavamo dai nostri lettini: <<Ruggero dormi?>>  <<Io no, e tu?>> <<Neppure.>> Ma quel salame di mio fratello ben presto di lasciò prendere nelle braccia di Morfeo e, poco dopo, io pure l’invitai. 

Ci svegliammo alla mattina molto per tempo.  Era ancora molto oscuro. Balzammo dai nostri lettini in pigiama e accorremmo nella stanza da pranzo. 

La stanza era illuminata da una lampada verde e al suo chiarore scorgemmo sulla tavola, piatti di dolci, aranci, cioccolata, nocciole.  C’erano perfino due uova bianche che regalammo subito al nostro papà. C’era anche un bel piatto di prosciutto e di mortadella che gridavano: <<Mangiami, mangiami!>>

Io addentai subito una fetta di prosciutto mentre il primo pensiero di Ruggero fu per i soldati e per la maestra: <<Questa bella arancia è per i soldati di Monte Mulini, questo dolce è per la mia maestra, i soldi li metterò nel salvadanaio per i soldati . . . . >>

A lasciarlo fare, quello stupidino, sarebbe rimasto subito a mani vuote e poi mi avrebbe detto: << Dammi un po’, Franco. . . . .>> Ma per fortuna la nostra mammina intervenne a frenare la sua generosità.  

Guardando il mio fratellino mi rivedi piccino come lui, incantato davanti a una tavola di giocattoli. Allora io credevo veramente in San Nicolò e non so se provavo più gioia o commozione per la sua misteriosa venuta.  

A questo ricordo abbracciai Ruggero chiedendogli: <<Come avrà fatto San Nicolo a portare fin qui tutte queste buone cose?>> ma quel birichino smaliziato mi rispose: << Va, Va, che San Nicolò è la mamma!>>

Rovigno, December 6, 1942

Yesterday afternoon we went to visit our dear granny.  While mamma was talking with her in the kitchen, we caught sight of the illuminated dining room.  We rushed into the room and saw two plates full of sweets and oranges and two beautiful gold cloths. It was grandmother’s Saint Nicholas’ Day, but we were waiting for the other Saint Nicholas, the one that comes at night by chimney.  Long was our wait.

Before we went to bed I dictated a letter for Saint Nicholas to my brother. Then I adorned it with friezes and flourishes and we placed it in one of our shoes, which we had polished for the occasion ourselves, not trusting the work of the maid. 

We went to bed, and decided to keep our eyes open and our ears straining to hear the arrival of Saint Nick. Once in a while we called to each other from our cots: “Roger, are you asleep?” “Not me, and you?” “Me neither.” But that meathead brother of mine soon let himself be taken into the arms of Morpheus, and soon after, I invited him too.  

We woke up very early in the morning. It was still very dark outside. We leapt from our cots still in pajamas, and ran to the dining room. 

The room was lit by a green lamp and by its dim light we glimpsed on the table plates of sweets, oranges, chocolate, hazelnuts. There were even two white eggs that we quickly gave to our father.  There was also a nice plate of prosciutto and mortadella that cried, “Eat me! Eat me!” 

I bit into a slice of prosciutto while Roger’s first thought was for the soldiers and his teacher: “This nice orange is for the soldiers of Monte Mulini, this sweet is for my teacher, I’ll put the money in the donation box for the soldiers . . .” 

To let him do this silly thing, he’d soon be empty-handed and then he would say to me, “Give me a little, Franco . . .” But fortunately our mother intervened to restrain his generosity.

Watching my little brother I saw myself again, little like him, enchanted before a table of toys. In those days I believed in Saint Nicholas and I don’t know if I felt more joy or anxiety for his mysterious arrival. 

At this memory I hugged Roger, asking him, “How did Saint Nicholas manage to bring all these good things?” but that shrewd rascal replied, “Go on, Mamma is Saint Nicholas!”


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